Il ponte di Augusto e Tiberio risale all'epoca romana: la sua costruzione inizio sotto Augusto (14 dC) e terminò sotto Tiberio (21 dC). Da qui il doppio nome. Il ponte di Tiberio sovrasta il fiume Marecchia e da qui partono sia le due strade romane dirette al Nord: la via Emilia e la Popilia.
Si
tratta di un ponte sviluppato in cinque arcate, montate su pilastri
costruiti in obliquo rispetto all'asse del ponte, in modo da renderlo
più stabile rispetto al corso del fiume. Così come l'Arco di Augusto, è
costruito in pietra d'Istria.
Il ponte di Tiberio ha subito numerosi
“attacchi” ma, ad oggi, è sempre rimasto intatto: nel 551 dC, durante le
guerre tra Goti e Bizantini, è stato più volte attaccato; alla fine del
Quattordicesimo secolo ha visto una piena violentissima, nel
Diciottesimo secolo ha subito diversi attacchi da parte delle truppe
spagnole contro gli austriaci e, in ultimo, durante la Seconda Guerra
Mondiale l'esercito tedesco tentò più volte di distruggerlo ricorrendo
alle mine, ma senza successo. È diventato monumento nazionale nel 1885.
Tutt'oggi si tratta di un'infrastruttura che fa parte del panorama cittadino riminese, aperto al traffico di mezzi leggeri. Sulla pavimentazione presenta scritte latine e due stampi che ricordano due zampe di capra: per questo è stato definito – così come altre strutture – “Ponte del Diavolo”. Si tratta di una leggenda che, con diverse accezzioni, tocca diverse strutture in Italia: sempre si tratta di costruizioni estremamente solide, indistruttibili al punto che potrebbe centrare lo zampino del demonio.